M.CESTARI

Servizio di Riabilitazione Territoriale USLUmbria2  Terni - Centro PianetaLinfedema  Terni

 

Il linfedema è una patologia cronica, disabilitante, con andamento evolutivo che richiede un team riabilitativo linfologico che prenda in carico in modo globale il paziente ed apra un progetto riabilitativo all’interno del quale, sia presente un corretto programma terapeutico personalizzato espressione di una precisa strategia terapeutica. Purtroppo il linfologo si trova frequentemente di fronte alle conseguenze di inappropriati percorsi riabilitativi, effettuati con spreco di risorse umane ed economiche, conseguenti ad una imprecisa valutazione clinica del paziente, dell’edema e del funzionamento della persona.

Cosa è necessario dunque evitare nel PDTA del linfedema?

-Una non corretta valutazione clinica del paziente e dell’edema compresa la funzionalità dell’arto interessato.

Spesso, soprattutto nei pazienti oncologici sottoposti a linfadenectomia, si effettuano cicli di terapia “più o meno” combinata, senza una valutazione della funzionalità dell’arto, priorità nell’ambito del trattamento del linfedema anche per la scelta terapeutica da attuare.  

-La mancata ricerca da parte del responsabile del progetto riabilitativo, durante la valutazione clinica, di eventuali segni di malignità nel paziente oncologico che devono indurre all’astensione terapeutica ed all’invio all’oncologo di riferimento, il quale deciderà, dopo accertamenti specifici, se e quando richiedere un trattamento riabilitativo  o solo palliativo.

-Il non rispetto nell’attuazione del programma riabilitativo delle linee guida ISL che non prevedono la monoterapia.

-La mancata aderenza ad un corretto iter terapeutico del paziente o del caregiver (minorenni, soggetti con disturbi cognitivi, ecc.), a causa di una comunicazione non ottimale utilizzata dal medico e/o fisioterapista o il mancato rispetto dei tempi di latenza necessari per capire un concetto, esserne consapevoli e metterlo in pratica o per una non attenta valutazione delle caratteristiche del paziente (età, condizione psicologica, inadeguata comprensione per motivi socio-culturali),

-La mancata educazione terapeutica da parte degli operatori sanitari sul fare comprendere al paziente la propria condizione clinica (causa, evoluzione, cura) ed il programma riabilitativo stabilito, con conseguente scarsa consapevolezza e responsabilità sia nei confronti della malattia che del programma stesso.

-L’apertura di un progetto riabilitativo finalizzato solo al conseguimento di risultati a breve-medio termine, trascurando il lungo termine (self care, gestione del tutore elastico) al fine di un controllo ottimale della patologia e conseguente minore dipendenza dal team riabilitativo con riduzione della richiesta di interventi ripetitivi.

 

 

 

 

 

Studi

Pubblicazioni

Abstract