M.CESTARI


Il linfedema è una patologia cronica, con andamento evolutivo e disabilitante, ed il fine della prevenzione primaria è proprio quello di impedirne la comparsa, sia sui consanguinei di pazienti affetti da linfedema primario, che nello stadio pre-clinico a rischio evolutivo, dopo intervento chirurgico per patologia oncologica con asportazione dei linfonodi regionali.
La prevenzione primaria prevede la valutazione clinica, la misurazione centimetrico-volumetrica e funzionale degli arti a confronto, il calcolo dell’BMI e l’analisi dello stato psicologico del paziente. Alla valutazione linfologica, segue la richiesta dell’esame linfoscintigrafico, che permette una valutazione anatomo-funzionale del sistema linfatico con la possibilità di identificare i pazienti a rischio di insorgenza dell’edema, quelli che presentano un rallentamento del flusso del radiotracciante, che possono così essere sottoposti ad un trattamento fisioterapico precoce.


Indispensabile nell’ambito della prevenzione primaria, l’educazione terapeutica del paziente che include il far comprendere l’importanza delle norme igienico-comportamentali da inserire nella vita quotidiana.
La prevenzione secondaria, attuata per impedire l’evoluzione dell’edema verso stadi clinici più avanzati, si effettua all’interno di un team riabilitativo multidisciplinare che comprende la presenza di figure professionali costanti (linfologo, fisiatra, fisioterapista, infermiere) e, quando ritenuto necessario dal responsabile del progetto, di altre competenze specialistiche (oncologo, medico nucleare, psicologo, dietologo, terapista occupazionale, tecnico ortopedico, chirurgo plastico).
Alla valutazione clinica (anamnesi, esame obiettivo, staging) e strumentale (linfoscintigrafia, ecografia ad alta risoluzione, tonometria, ecc.), segue la misurazione centimetrico-volumetrica degli arti a confronto, con calcolo dell’BMI, e la valutazione posturale e funzionale degli arti. Nell’ambito di una visione olistica del team riabilitativo, è’ inoltre importante l’analisi dello stato psicologico e della qualità della vita percepita dal paziente.
Dopo la valutazione multidisciplinare, importante non solo al fine diagnostico differenziale, ma anche per iter terapeutici mirati, si decide la presa in carico globale del paziente, con  l’apertura di un progetto riabilitativo che contiene un programma terapeutico personalizzato, espressione della strategia terapeutica progettata dal team.
Il team riabilitativo per ottenere il successo terapeutico necessita però dell’aderenza del paziente al programma riabilitativo, e questo obiettivo si realizza attraverso l’informazione da parte degli operatori, anche con il coinvolgimento familiare se necessario, sulla propria condizione clinica e sul programma terapeutico.
Al trattamento riabilitativo, segue la prescrizione con collaudo di un tutore elastico per la fase di mantenimento.
Nella considerazione che il programma riabilitativo viene progettato dal team per conseguire non solo risultati a breve e medio termine, espressione del trattamento riabilitativo, ma anche a lungo termine, è indispensabile l’educazione terapeutica che include il far comprendere al paziente, anche con il coinvolgimento familiare se necessario, l’importanza delle norme igienico-comportamentali da inserire nella vita quotidiana ed il self-care (autovalutazione, autodrenaggio manuale, autobendaggio, pressoterapia domiciliare, attività fisica, gestione del tutore elastico).  
La responsabilizzazione del paziente nei confronti della propria malattia cronica, è indispensabile per un migliore controllo evolutivo della stessa ed una minore dipendenza dal team con conseguente riduzione della richiesta di interventi ripetitivi.

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