Il linfodrenaggio manuale rappresenta una metodica terapeutica fondamentale nel trattamento del linfedema, primario o secondario, così come nel flebolinfedema, nell’edema post-traumatico e nel lipolinfe­dema.

Le principali manovre effettuate sui tessuti soprafasciali, dopo la respirazione profonda, sono principalmente:

  • di preparazione delle stazioni linfatiche di riferimento con funzione di svuotamento delle stesse in direzione centripeta,
  • di preparazione e apertura degli spartiac­que linfatici regionali,
  • di riassorbimento idro/proteico praticato sull’edema che viene spinto dall’interstizio verso il lume dei linfatici iniziali,
  • di svuotamento, che attivando la contra­zione dei linfangioni , ha la funzione di fa­cilitare il deflusso linfatico attraverso i col­lettori ancora funzionanti verso la principale stazione linfatica e successivamente attraver­so le vie linfatiche efferenti, in direzione del dotto toracico e della grande vena linfatica destra (con interessamento diretto o meno di altre stazioni linfatiche).

La pressione esercitata, la frequenza, il ritmo, ed il nume­ro delle manovre non vanno più considera­te con uno schema rigido, ma sono guidate dalla valutazione clinica linfologica che sta­bilisce il tipo di edema e modificate dal fi­sioterapista linfologo in base alla palpazione del tessuto edematoso. Indipendentemente dalla metodica utilizzata, è il fisioterapista linfologo, con il lavoro quotidiano e prolun­gato, che acquisisce quella sensibilità indi­spensabile per decidere, sulla base della sede e della consistenza-comprimibilità dell’ede­ma, strumento discriminante, sia il numero di ripetizioni di ogni singola manovra, che la pressione da esercitare personalizzando il linfodrenaggio manuale.

Quest’ultimo, per migliorare il risultato ottenuto con il tratta­mento tradizionale, prevede la possibilità di effettuare manovre speciali per l’edema e per la fibrosi, di stimolare la via di Mascagni o supero-toracica, satellite della vena cefalica, e le vie alternative linfatiche esclusivamen­te con manovre di svuotamento, perché non sede di edema, (toracica anteriore-poste­riore, bretelle, che collegano la via toracica posteriore ai linfonodi sovraclaveari omola­terali, axillo-inguinale, sovrapubica, inter­glutea posteriore, posteriore paravertebrale) utilizzando gli spartiacque anatomici o vie di interconnessione che consentono il pas­saggio della linfa da un quadrante all’altro se necessario.


 

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